SEND e App IO: la notifica digitale che vale come una raccomandata (ma devi saperlo)
Quando il tuo smartphone diventa l’uscio di casa
Roma, gennaio 2025: ricevi una notifica su App IO, la guardi distrattamente, pensi sia l’ennesimo avviso di un pagamento già fatto, la archivi… quindici giorni dopo ti arriva una multa raddoppiata per mancato ricorso nei tempi: “Ma io non ho mai ricevuto niente”, protesti.
Invece sì, hai ricevuto la multa!
Quella notifica su IO aveva lo stesso valore legale di una raccomandata e dal momento in cui è apparsa sullo smartphone, i giorni per fare ricorso hanno iniziato a scorrere, che tu l’abbia vista o no.
Benvenuto nel mondo di SEND e App IO: dove la burocrazia incontra il digitale, e dove il cittadino scopre di essere diventato il custode della propria reperibilità legale. Con tutto ciò che ne consegue.
Nel video collegato (qui sotto) ho spiegato il funzionamento tecnico di SEND e i rischi pratici per il cittadino. In questo articolo approfondiamo gli aspetti giuridici e le conseguenze che nessuno ti dice.
Cos’è davvero SEND (e perché non è solo “un’app”)
SEND non è un’applicazione è un’infrastruttura nazionale di notifica digitale certificata, operativa dal 2023 e gestita da PagoPA S.p.A, è il risultato del Decreto-legge 76/2020 che ha deciso di portare tutte le notifiche della Pubblica Amministrazione — multe, atti giudiziari, cartelle esattoriali — nel mondo digitale.
L’idea di fondo è nobile: eliminare carta, raccomandate disperse, tempi biblici, ma c’è un problema: la velocità non è neutra.
Accelerare i tempi significa accelerare le conseguenze e se prima una raccomandata arrivava con qualche giorno di margine, oggi la notifica digitale è istantanea e i termini decorrono subito.
SEND traccia tutto: data, ora, apertura, mancata apertura, canali tentati.
Ogni passaggio ha una marcatura temporale qualificata conforme al Regolamento eIDAS (UE 910/2014), ogni notifica SEND è una prova giuridica difficilmente attaccabile.
App IO è solo uno dei canali. Uno degli “usci digitali” attraverso cui SEND bussa alla tua porta.
Non è obbligatoria, ma è comoda, troppo comoda, forse.
Perché ti abitua a pensare che le notifiche siano tutte uguali, mentre alcune hanno conseguenze legali immediate.
La regola dei sette giorni (e la trappola che nessuno ti spiega)
L’articolo 26 del D.L. 76/2020 stabilisce che una notifica tramite SEND si considera perfezionata:
- Per la PA: nel momento in cui l’atto viene caricato sulla piattaforma.
- Per il cittadino: nel momento in cui apri la notifica oppure, se non la apri, decorsi sette giorni dalla messa a disposizione.
Sette giorni, non un mese, non “quando ti ricordi”.
Dopo di che, la notifica si considera comunque perfezionata, anche se non l’hai mai vista.
Ma attenzione: se la notifica non è andata a buon fine tramite PEC o i canali digitali risultano irraggiungibili, il termine si estende a quindici giorni, una presunzione di conoscenza “rafforzata”.
Tradotto: la legge presume che tu sappia, anche se non è vero.
È una presunzione legale che dice: “Abbiamo fatto tutto il possibile per avvisarti, se non hai controllato, è colpa tua.”
E il risultato pratico? Se non controlli, perdi i termini per il ricorso, per il pagamento, per tutto.

Gli stati di avanzamento: la macchina della prova che funziona a senso unico
Ogni notifica SEND passa attraverso stati registrati e scaricabili come attestazione:
- Depositata: l’atto è caricato, parte il cronometro
- Consegnata: arrivata su almeno un canale
- Avvenuto accesso: hai aperto l’atto (presa visione legale)
- Irreperibile: tutti i canali hanno fallito
Questi stati hanno valore probatorio pieno.
Se l’attestazione dice “consegnata il 15 gennaio alle 14:23”, quel dato è prova opponibile a terzi, come il timbro postale sulla raccomandata, ma digitale e molto più preciso.
Il problema? La macchina della prova funziona a senso unico.
Se la PA dimostra che la notifica è partita e arrivata, tocca a te dimostrare l’errore e non è facile.
Devi provare che l’indirizzo INAD era sbagliato, che la PEC era scaduta, che il sistema ha fallito, tutte cose possibili, ma complicate.
E intanto, i termini sono già decorsi.
Il cittadino come gestore della propria reperibilità: autonomia o onere scaricato?
Con SEND, il cittadino diventa responsabile della propria reperibilità digitale. Devi:
- Mantenere aggiornati i recapiti su INAD (Indice Nazionale Domicili Digitali)
- Controllare regolarmente App IO
- Monitorare la PEC
- Garantire che dispositivi siano funzionanti, connessione attiva, notifiche push abilitate
È una rivoluzione culturale, la notifica non è più qualcosa che “subisci”, è qualcosa che “co-gestisci”.
Devi essere proattivo, vigilare, essere sempre connesso.
Ma è davvero autonomia o è solo uno spostamento dell’onere dall’amministrazione al cittadino?
Prima, se una raccomandata non arrivava, la PA doveva dimostrare di averla spedita correttamente, adesso può dire: “Era sulla piattaforma. Dovevi controllare”.
L’efficienza non può diventare una scorciatoia per comprimere i diritti.
Eppure qui rischiamo proprio questo perché se la presunzione scatta dopo sette giorni, e tu non hai controllato, hai perso.
Non importa se non sapevi: la legge presume che tu sappia.

I casi concreti: quando SEND ti sorprende
La multa invisibile: Ricevi notifica su IO, pensi sia un avviso già pagato, archivi. Sette giorni dopo si perfeziona; trenta giorni dopo (termine per ricorso Codice della Strada) è scaduto. Quando ti accorgi la multa è raddoppiata.
Il ricorso al TAR che non parte: Apri l’atto, ma non capisci che hai 60 giorni per ricorrere, aspetti “con calma”. I 60 giorni scorrono dalla data di apertura su IO, quando decidi di agire, termine scaduto, ricorso inammissibile.
L’indirizzo INAD sbagliato: Il tuo recapito è una vecchia PEC inutilizzata, la notifica parte, fallisce, dopo quindici giorni si perfeziona comunque.
Tu non sai niente, quando arriva la cartella esattoriale, i termini per contestare sono già scaduti.
Questi non sono scenari distopici, sono casi reali che stanno già succedendo.
La disparità digitale: quando la tecnologia crea nuovi esclusi
Non tutti hanno lo stesso accesso digitale.
Non tutti hanno uno smartphone.
Non tutti sanno cos’è INAD.
Non tutti capiscono che una notifica su App IO può avere valore legale.
L’articolo 3 del CAD tutela il “diritto all’uso delle tecnologie” ma un diritto non può trasformarsi in un obbligo di sorveglianza continua, soprattutto per chi non ha le competenze o gli strumenti.
Il rischio è una burocrazia a due velocità: chi è digitalmente alfabetizzato gestisce SEND senza problemi, chi non lo è resta indietro… e paga.
La digitalizzazione deve essere inclusiva, proporzionata, e garantire alternative reali, altrimenti diventa solo un modo per scaricare il peso dell’efficienza sul cittadino.

Cosa puoi fare per non farti sorprendere
1. Controlla INAD subito
Vai su indicepa.gov.it e verifica che il recapito digitale sia aggiornato. Se hai una PEC, assicurati sia attiva.
2. Attiva App IO e configura le notifiche push
Scarica IO, registrati con SPID o CIE, abilita le notifiche, non disattivarle mai.
3. Controlla App IO almeno una volta a settimana
Le notifiche push possono fallire ma l’atto è lì e i giorni scorrono.
4. Scarica sempre l’attestazione di SEND
Su notifichedigitali.pagopa.it puoi scaricare la prova della notifica.
Tienila, è fondamentale per eventuali ricorsi.
5. Se hai dubbi, consulta subito
I termini sono stretti, non aspettare “di capire”, una volta scaduti, non si recuperano.
SEND come paradigma: efficienza o controllo?
SEND non è solo una piattaforma tecnica, è un cambio di paradigma nel rapporto tra Stato e individuo.
La PA diventa più efficiente ma il cittadino diventa più esposto, più responsabilizzato, più vigilato.
La storia insegna che le innovazioni “per la tua sicurezza” spesso diventano strumenti di controllo.
Il Patriot Act, nato dopo l’11 settembre per combattere il terrorismo, è diventato sorveglianza permanente. Lo stato d’emergenza francese del 2015, temporaneo, è stato assorbito nel diritto ordinario.
Il social credit cinese, progetto pilota contro le frodi, oggi è controllo nazionale.
La logica è sempre la stessa: protezione, emergenza… e poi controllo.
SEND, oggi, è efficienza, ma domani? Quando tutte le comunicazioni passeranno da lì, quando ogni atto sarà tracciato, quando ogni mancata apertura sarà registrata… sarà ancora solo efficienza?
Non è complottismo, è consapevolezza.
Perché quando un sistema diventa l’unico canale totalmente monitorato, il rischio di abusi c’è.
SEND e App IO non sono il nemico, sono strumenti e come tutti gli strumenti, dipende da come li usi.
Possono rendere la PA più veloce e trasparente oppure creare una nuova burocrazia: invisibile, onnipresente, spietata nei tempi.
Il punto non è rifiutare la digitalizzazione, è pretendere che sia equilibrata, inclusiva, rispettosa dei diritti, che preveda alternative reali, che garantisca tempi ragionevoli, che non trasformi la presunzione di conoscenza in una finzione che schiaccia il diritto di difesa.
Digitalizzare la notifica non significa renderla automatica, significa renderla consapevole, tracciabile, rispettosa delle garanzie costituzionali.
Quando dicono “è per semplificare”, pretendi di vedere le clausole in piccolo, perché spesso, dietro la semplificazione, c’è un trasferimento di responsabilità e tu, cittadino digitale, sei il primo a pagarne il prezzo.
O diventi gestore consapevole della tua reperibilità digitale, oppure rischi di diventare vittima di un sistema che presume tu sappia, anche quando non è vero.
Io scelgo la consapevolezza, e tu?
FAQ -Domande Frequenti
Quando una notifica SEND si considera legalmente ricevuta?
Per il cittadino, si perfeziona quando apre l’atto su App IO o SEND. Se non lo apre, dopo 7 giorni dalla messa a disposizione (o 15 se PEC/canali digitali irraggiungibili). Per la PA, al momento del caricamento sulla piattaforma.
App IO è obbligatoria per ricevere notifiche digitali?
No. Le notifiche arrivano anche tramite PEC o, in mancanza, con invii cartacei di cortesia (senza valore legale). Ma attivare IO ti permette avvisi in tempo reale e controllo immediato.
Cosa succede se non controllo App IO per più di 7 giorni?
La notifica si perfeziona comunque. I termini per ricorso o pagamento decorrono anche se non hai aperto nulla. Non controllare regolarmente ti fa perdere i termini legali.
Dove posso verificare se ho ricevuto una notifica SEND?
Su notifichedigitali.pagopa.it con SPID o CIE. Qui consulti stato notifiche, scarichi attestazioni con data/ora certificate. L’attestazione ha valore probatorio in caso di ricorso.
Se l’indirizzo su INAD è sbagliato, la notifica è valida?
No. Se avvenuta a indirizzo non corretto o non registrato su INAD, l’atto può essere impugnato per vizio di notifica. Controlla subito il tuo recapito e aggiornalo.
Quali sono i termini di ricorso contro un atto notificato tramite SEND?
Multe Codice della Strada: ricorso Giudice di Pace entro 30 giorni dalla notifica (60 se all’estero). Atti amministrativi: ricorso TAR entro 60 giorni dal perfezionamento. I termini decorrono da apertura atto o scadenza 7/15 giorni.
Posso disattivare le notifiche push di App IO?
Tecnicamente sì, ma fortemente sconsigliato. Le push sono l’unico avviso immediato di atti a valore legale. Disattivarle significa rischiare di perdere i termini. Se proprio vuoi, controlla manualmente IO almeno una volta a settimana.
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Autore: Avv. Stefano Nardini
Avvocato, esperto in diritto delle nuove tecnologie, privacy e sicurezza informatica. Opera da oltre 20 anni nella consulenza per imprese, professionisti ed enti pubblici su GDPR, compliance e innovazione digitale. Data Protection Officer e Privacy Officer certificato.
Si occupa inoltre di diritto civile e penale, con esperienza in contenzioso, contrattualistica, responsabilità civile, reati connessi all’ambito digitale (cybercrime, trattamento illecito dei dati) e difesa penale tradizionale.
Lavora sul fronte della prevenzione e della gestione pratica dei rischi, unendo competenza tecnica e attenzione ai principi di giustizia ed etica.
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L’autore ha impiegato strumenti di intelligenza artificiale come supporto redazionale, curando personalmente la selezione, l’organizzazione e la verifica rigorosa dei contenuti.

